Accademia del Giglio Article (Italian)
I miei amici artisti: Rafael, Erica e Antoine.
Myspace, si sa, è una vetrina per artisti, fotografi, musicisti e scultori: non è difficile trovare autentici talenti tra le migliaia di profili presenti e restare colpiti se non addirittura affascinati dagli stili diversi, eterogenei e interessanti con i quali si può venire in contatto. In questo post vorrei parlare di tre artisti tra i miei amici, che mi hanno particolarmente colpito sia per le tecniche che usano sia per i soggetti che scelgono, sia per la forza dei messaggi che trasmettono.
Uno di questi è Rafael, di città del Messico: stando a quanto lui stesso afferma sul profilo di Myspace, fin da piccolo ha sentito il bisogno di creare con le proprie mani al punto di non riuscire a giocare come tutti i bambini ma di cercare continuamente argilla da modellare per plasmare nuovi oggetti, nuove creature, nate dalla sua fantasia.
La sua ispirazione proviene dai ricordi della sua infanzia, dal suo personalissimo modo di percepire la realtà, i sogni di ciascuno, nonché dall’osservazione estatica e rapita del miracolo della vita che ritorna spesso nelle sue opere. Di lui mi ha colpito la capacità di creare immagini positive, dai colori pastello, dolci e appassionate, talora un po’ oniriche, che trasmettono un messaggio di vita e di speranza a chiunque le osservi. Mi ha ricordato, sia pure con altri mezzi e altro tipo di canali espressivi, Folon e il suo mondo a colori pastello, pieno di sogni e di poesia.
Erica, invece, lavora su tele a olio e lamina d’oro: la lamina d’oro viene applicata direttamente sul colore ancora umido e le sue immagini descrivono paesaggi talora lunari, talora orientali, mondi fatti di colori, di linee e decorazioni floreali che trasmettono un senso di pace. Le sue opere nascono dall’unione del disegno tessile con quello ornamentale, entrambi coniugati con l’interpretazione della realtà circostante e l’osservazione della natura: è impossibile non restare rapiti dal sapiente uso dei colori, dalle linee morbide ma decise che delimitano gli ambienti, senza peraltro generare interruzioni nette. I suoi soggetti appaiono lontani dal tempo e dallo spazio, dalle categorie fisse degli uomini e dalla contingenza della loro vita, in una dimensione fantastica quasi immateriale, forse frutto dello sguardo sereno con cui Erica indaga la vita.
Infine Antoine Josse, uno scultore che sa unire sapientemente legno carta e fibra regalandoci figure eleganti e allungate, dai grandi piedi che calcano verosimilmente la terra ma, che le tengono, anche, drammaticamente incollate ad essa.
I suoi personaggi sono spesso assorti, in ambienti desertici e popolati solo da alberi senza foglie eppure quanta forza si trova negli abbracci disperati, nei gesti enfatici che le lunghissime braccia trasmettono e amplificano, quanta vita emana dal piccolo albero che faticosamente cresce, incurante dell’ambiente ostile e distante che ha intorno. Antoine ci restituisce un messaggio bellissimo: l’amore, l’amicizia, l’aiuto verso il prossimo sono la vera vita. Non importa se intorno a all’uomo c’è deserto e desolazione, tra gli uomini e dentro gli uomini ci sono la vita e la speranza che non permettono al vuoto e all’abisso di inghiottirli.